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Uno studio lo dimostra, il coronavirus uccide il doppio dove l’aria è più inquinata

Uno studio lo dimostra, il coronavirus uccide il doppio dove l’aria è più inquinata

“Si tratta dello studio italiano più completo mai realizzato sulla relazione tra inquinamento e COVID-19. Abbiamo analizzato i dati di tutti i comuni e di tutte le province, sia in termini di decessi che di contagi giornalieri”, spiega il professor Becchetti a La Stampa.

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Più è alta e costante nel tempo l’esposizione alle polveri, più è alta la probabilità che il sistema respiratorio sia predisposto ad una malattia più grave. D’altra parte, è noto che l'inquinamento atmosferico, è uno dei fattori di rischio più importanti per la salute e causa, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo in Italia 219 morti al giorno.

Oggi però è stato aggiunto un altro importante tassello nel complesso puzzle che ricostruisce la relazione tra i livelli di inquinamento atmosferico e l’epidemia di COVID-19 (malattia del Coronavirus causata dalla SARS-CoV-2). A metterla in evidenza, è uno studio intitolato “Comprendere l’ eterogeneità degli esiti avversi del Covid 19

“Si tratta dello studio italiano più completo mai realizzato sulla relazione tra inquinamento e COVID-19. Abbiamo analizzato i dati di tutti i comuni e di tutte le province, sia in termini di decessi che di contagi giornalieri”, spiega il professor Becchetti a La Stampa.

Nello studio le variabili significative sulle cause di contagio e i decessi per Covid-19, sono rappresentate dal combinato disposto di tre fattori: le misure di lockdown, il livello dell’inquinamento locale – soprattutto polveri sottili ma anche biossido di azoto - e le tipologie delle strutture produttive locali, in particolare le attività non digitalizzabili, che quindi nel periodo più acuto della crisi epidemica hanno avuto maggiori resistenze a chiudere.

“Le nostre stime indicano che la differenza tra province più esposte a polveri sottili (in Lombardia) e meno esposte (in Sardegna) è di circa 1.200 casi e 600 morti in un mese, un dato che implicherebbe il raddoppio della mortalità”.

Fonte: lastampa.it


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