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Il coronavirus e la tragedia della cultura

Il coronavirus e la tragedia della cultura

Il coronavirus colpisce anche, e forse soprattutto, la cultura, mettendo in ginocchio i luoghi fisici della sua diffusione.

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Musei, cinema e teatri chiusi; spettacoli rimandati, mostre sospese e produzioni interrotte; si spengono i riflettori, si ferma la musica e si disperde il pubblico. Così, vengono messi in ginocchio artisti, interpreti, operatori, insomma migliaia, milioni, di lavoratori dello spettacolo. E’ però fuorviante parlare di questa grande e complessa macchina come se la si volesse confinare solo alla sua funzione di intrattenimento: stiamo perdendo sì la possibilità di svago, di rifugio, di conforto, dai problemi di ogni giorno, ma stiamo perdendo prima di tutto i mezzi in cui l’animo umano si è da sempre specchiato, con cui si è da sempre esplorato; stiamo perdendo strumenti di conoscenza di noi stessi, del passato, e delle speranze per il futuro; stiamo perdendo la consapevolezza dell’inestimabile valore delle mille forme in cui la creatività si esprime e si diffonde, insieme alle emozioni e ai valori che si portano dietro. Aristotele scrisse che la finalità dell’arte è quella di dare corpo all’essenza segreta delle cose; è perciò nostro dovere morale fare tutto il possibile per sostenere la sua evoluzione, per fare sì che questa accompagni la nostra di evoluzione, anche con uno Stato che sembra aver dimenticato l’importanza di chi, con l’arte, ci vive ogni giorno.

Fonte: Giulia D’Elia


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