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25 aprile: il ruolo fondamentale delle donne nella Resistenza

25 aprile: il ruolo fondamentale delle donne nella Resistenza

«Noi donne del Coordinamento Spi e Cgil di Arezzo non intendiamo minimamente dimenticare e fare dimenticare il grande e determinante apporto delle donne nella gestione e nell'organizzazione del movimento di liberazione dal nazifascismo e del contributo di quelle compagne e sorelle che attuarono anche la resistenza civile femminile.

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La resistenza delle donne per anni è stata taciuta sia a livello istituzionale che storiografico e talvolta l'impegno femminile è stato considerato e relegato ad un ruolo secondario così che la lotta di liberazione per molti, è stata solo “maschile”.

L'apporto determinante e il grande entusiasmo femminile, nel dopoguerra con il ruolo secondario a cui le donne furono di nuovo poste, si affievolì anche per l' esiguo numero di elette nella Costituente. Queste donne però riuscirono a cambiare la visione del nostro Paese nelle sua ricostruzione democratica e la loro presenza segnò l'avvio del lungo percorso verso i diritti per le donne.

Le 21 madri Costituenti orientarono il loro impegno per far si che i valoro del benessere economico, sociale e culturale, la dignità delle persone, le pari dignità e giustizia sociale costituissero le basi per la Costituzione antifascista e democratica del nostro Paese.

Da allora, nel corso degli anni, abbiamo ottenuto tanti diritti lottando prevalentemente come donne ma l'attuale governo di destra con una visione tradizionalista intende riassegnarci il ruolo di regine del focolare e fattrici della patria.

Noi però, così come il titolo dell'Assemblea nazionale delle donne Cgil che si è tenuta a Firenze il 22 aprile e a distanza di 70 anni dalla prima che si svolse sempre a Firenze nel 1954 a cui parteciparono le donne lavoratrici, non smetteremo mai il nostro impegno per ottenere nuovi diritti e per mantenere stretti quelli già ottenuti, una lotta senzatempo che non fermeremo ma anzi incentiveremo anche fra le giovani e fra i giovani.

Fonte: La Nazione


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