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Zoom, nuovi guai per problemi di sicurezza, dati 'per sbaglio' in Cina. E migliaia di videochat esposte sul web

Zoom, nuovi guai per problemi di sicurezza, dati "per sbaglio" in Cina. E migliaia di videochat esposte sul web

Dopo i problemi emersi nei giorni scorsi, la società ha ammesso di aver "erroneamente" instradato alcuni dati degli utenti attraverso server collocati in Cina.

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Sono giorni difficili per Zoom, l'app di videoconferenza che nell'emergenza coronavirus ha registrato un boom di utenti. Dopo i problemi emersi nei giorni scorsi, la società ha ammesso di aver "erroneamente" instradato alcuni dati degli utenti attraverso server collocati in Cina. La società americana - che, ricorda il Financial Times, è stata utilizzata dal governo britannico, tra gli altri, per meeting di lavoro nel corso della crisi - ha spiegato che alcune riunioni tenute dai suoi utenti non cinesi potrebbero essere state "autorizzate a connettersi a server in Cina, dove non avrebbero dovuto essere in grado di connettersi".

La società ha dichiarato di aver "erroneamente" consentito alle chiamate di passare attraverso i suoi due data center cinesi nelle ultime settimane, per via della necessità di gestire l'enorme aumento del traffico, con milioni di nuovi utenti: la base quotidiana di clienti è passata dai 10 milioni di fine 2019 ai 200 milioni attuali. Zoom ha specificato di aver risolto il problema, che si sarebbe verificato solo "in circostanze estremamente limitate": secondo l'azienda peraltro la 'deviazione' non avrebbe riguardato collegamenti fatti da utenti governativi.

Intanto le registrazioni di migliaia di video conferenze fatte sulla piattaforma sono state esposte on line. Lo scrive il Washington Postspiegando che le video chiamate sono state registrate da un software di Zoom e poi salvate su applicazioni diverse senza password e sono dunque scaricabili sul web. Il Wp ha trovato video chiamate scolastiche, sedute terapeutiche, riunioni d'affari e incontri privati. Zoom ha detto al quotidiano Usa di "offrire modalità sicure per salvare le registrazioni" sollecitando cautela e trasparenza da parte di chi ospita le conferenze e decide di salvarle, soprattutto se contengono materiale sensibile.

Fonte: La Repubblica


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