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Virus dell'azzardo online, giovani sempre più a rischio: al giorno giocano fino a 1000 euro

Virus dell'azzardo online, giovani sempre più a rischio: al giorno giocano fino a 1000 euro

Tra siti legali e illegali, slot e casino sbarcano anche su Twitch. Il nuovo studio dell’Iss mostra che i ragazzi hanno aumentato il tempo di gioco durante la pandemia.

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Kakegurui è un termine giapponese traducibile come “pazzia per il gioco”. È anche il titolo di un manga, trasposto in anime e film e trasmesso da Netflix, che spopola tra gli adolescenti, in cui si raccontano le vicende di una scuola la cui attività principale è il gioco d’azzardo. Se il manga nasce per trattare un problema molto diffuso in Giappone, da qualche anno il fenomeno sta prendendo contorni sempre più reali anche in Italia, dove sono sempre più numerosi i giovani che si avvicinano al gioco d’azzardo, facilitati dall’ampia gamma di giochi disponibili online.

Nell’ultimo anno il mercato del gioco online è cresciuto almeno del 25%, proseguendo un trend in aumento dal 2015.

«Bene o male il gioco è stato sempre presente nella mia vita, ma quando ho iniziato a nascondermi dai miei genitori per giocare ho capito che la cosa mi era sfuggita di mano. Poco più che ventenne ero già dipendente. Giocavo prima 50, poi 100, poi fino a 1000 euro al giorno», racconta Antonio, (nome di fantasia), da tre anni nei Giocatori Anonimi. «Da lì il tunnel: la mattina mi svegliavo e la prima cosa che pensavo era iniziare a giocare. Passavo giornate intere a giocare. Poi ho finito tutte le mie risorse economiche e lì il giocatore diventa un attore: mi sono inventato di tutto per recuperare soldi, intanto mi facevo debiti su debiti. Arrivavo la sera schifato da quello che avevo fatto, ma il giocatore patologico non accetta mai di esserlo». Per questo sono passati anni prima di arrivare al limite e decidere di confessare tutto alla famiglia e all’ormai ex fidanzata. «Anche quando mi hanno aperto gli occhi non lo accettavo, “smetto quando voglio” mi dicevo, ma da soli è impossibile. Inizialmente provavo vergogna, ma nel giro di pochissimo il gruppo mi ha fatto sentire a mio agio ed è iniziato il mio percorso di recupero. Con l’aiuto della mia famiglia sto finendo di pagare i debiti. Non ho mai più giocato», conclude.

Fonte: repubblica.it


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