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‘Madame’ è il disco di una spudorata di talento

‘Madame’ è il disco di una spudorata di talento

Il debutto della cantante di ‘Voce’ è istintivo e viscerale. Ribollimento interiore, verità intime, rime crude, carne che dà piacere e che fa dannare: ce ne vuole di coraggio per raccontarsi così

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Che avesse talento e personalità lo si era intuito sin dai primi singoli pubblicati: un pezzo come Sciccherie già mostrava la peculiarità del suo stile, quel giocare con metriche e assonanze spostando gli accenti delle parole per creare un flow inaspettato, controintuitivo, una danza contemporanea in musica fatta di movimenti sincopati, che quando la ascolti la prima volta ti suona strana, sbilenca, eppure intrigante. Poi è arrivato Sanremo 2021 e Madame si è ritrovata a essere la più giovane concorrente in gara, la cornice formale dell’evento avrebbe potuto affossarla, al contrario la rapper-cantante vicentina si è presentata con un brano così emotivamente intenso e struggente, Voce, da spiazzare tutti: una canzone d’amore per se stessa, sull’importanza di ascoltarsi, di scoprirsi e di tirare fuori ciò che si è, che l’ha trasformata nella vera outsider del Festival. Restava difficile capire che cosa aspettarsi dal primo album di questa 19enne che già due anni fa cantava “fai quel cazzo che ti pare, lady, tanto questa Italia, lady, vede le ragazze come bambole gonfiabili”, ma ora che Madame è uscito si può dire: qui c’è qualcosa di più, e per coglierlo non ci vuole solo orecchio, servono pancia, cuore, stomaco.

Già la avvertiamo, l’irritazione dei detrattori: davvero ci serviva un’altra trapper? Ma la domanda è sbagliata in partenza: ascoltando questo album di 16 tracce che, ricordiamolo, è il debutto di una poco più che adolescente, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto bene impacchettato da produttori come Dardust, Shablo e Crookers, e indubbiamente pensato per il mainstream, ma in cui la patina e la ricerca di un sound che funzioni anche in radio non riescono a tenere a bada ciò che sta sotto: un ribollimento interiore che sembra non poter trovare altra via che quella di esplodere da qualche parte, di essere sfogato, sputato fuori, di trovare la strada per farsi materia, canzone, per arrivare a qualcuno che possa percepirne la vibrazione. “Voglio dire ciò che provo, non importa come ma devo dirlo”, pare urlare Francesca Calearo semi-nascosta dietro a quello pseudonimo che si è scelta giocando con un generatore automatico di nomi di drag queen.

Fonte: rollingstone.it


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