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La pandemia terreno fertile del fondamentalismo. Dal jihadismo all’estrema destra

La pandemia terreno fertile del fondamentalismo. Dal jihadismo all’estrema destra

Mentre il mondo è impegnato nella lotta al virus, l'Isis e altri gruppi terroristici hanno continuato a colpire e rafforzato la propaganda online. Silvestri (IAI): "Il confinamento ha reso più adescabili soggetti già fragili"

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In questi mesi in cui la sigla Covid-19 ha preso il sopravvento su qualsiasi altro tema, gli attacchi terroristici – messi a segno o sventati – sono scivolati in coda alla nostra attenzione.

Eppure in questi mesi l’Isis e altri gruppi terroristici – di matrice islamica e non solo – hanno colpito in varie parti del mondo: dalla Siria all’Iraq, dall’Afghanistan alle Filippine, dalle Maldive al Mozambico. Hanno intensificato la loro propaganda online, sfruttando il fatto che molte persone fossero bloccate a casa in lockdown.

Hanno dipinto la pandemia come il flagello alla “Cina comunista”, alle “nazioni crociate”, ai “politeisti sciiti”. Hanno provato a sfruttare frustrazioni e paure come brecce per l’indottrinamento, puntando come di consueto sui soggetti più deboli, che la pandemia – e relativa crisi economica – rischia di rendere ancora più deboli. Perché la radicalizzazione – islamica ma anche di estrema destra, come è il caso degli Usa – trova un terreno fertile laddove si intrecciano malcontento, paura, isolamento: in una parola, odio.

A porsi la domanda di una “possibile rinascita dell’Isis” mentre il mondo è impegnato a combattere il Covid è un lungo articolo del Time, che mette in fila gli ultimi attacchi, segnalandone in alcuni casi il collegamento più o meno diretto con l’eccezionalità di questo momento.

“Da quando la pandemia è iniziata, indebolendo la capacità della legge o l’applicazione della sicurezza in tutto il mondo, l’Isis ha continuato a operare in Afghanistan, Africa occidentale, Africa centrale, Sahel, Egitto e Yemen”, afferma Rita Katz, direttrice del Site Intelligence Group, che traccia le reti online affiliate alle organizzazioni jihadiste e suprematiste bianche.

L’Isis “ha sfruttato in modo specifico la pandemia con attacchi in Iraq, alle Maldive e nelle Filippine”, aggiunge, e ha pubblicizzato in modo aggressivo gli appelli ad attaccare l’Occidente.

Fonte: Huffpost


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