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Halloween, perché avere paura ci dà piacere e fa bene al cervello? Il Guardian spiega gli effetti di uno spavento

Halloween, perché avere paura ci dà piacere e fa bene al cervello? Il Guardian spiega gli effetti di uno spavento

A spiegare gli effetti sorprendenti di uno spavento “buono” è un ampio servizio pubblicato sul The Guardian, nell’ambito del quale sono stati interpellati diversi neuroscienziati.

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Il segreto del successo di Halloween si cela dietro il sottile piacere della paura. Alle giuste dosi, infatti, provare paura può essere molto divertente e piacevole. E, in alcuni casi, può essere anche salutare: la paura infatti favorisce la cosiddetta resilienza psicologica. A spiegare gli effetti sorprendenti di uno spavento “buono” è un ampio servizio pubblicato sul The Guardian, nell’ambito del quale sono stati interpellati diversi neuroscienziati. In realtà, la paura è un’emozione antica e le storie spaventose sono radicate nella storia umana. Nelle prime società, i racconti che inducono paura venivano usati per insegnare ai bambini i pericoli che potevano incontrare, come i lupi e altri predatori. Oggi il cinema offre una finestra sulle paure collettive della società. Nel film di fantascienza del 1954, Godzilla è stato creato dalle radiazioni nucleari, rivelando l’ansia condivisa per gli attacchi atomici della seconda guerra mondiale. I film d’horror hanno spesso come protagonista la tecnologia: robot che si ribellano contro il loro creatore come gli host di Westworld, o unìintelligenza artificiale omicida come Hal in “2001: Odissea nello spazio” e Skynet in “The Terminator“. Nel marzo 2020, quando è esplosa l’emergenza Covid-19, i download del film “Contagion” – che ha come trama una pandemia mortale – sono aumentati. La domanda nasce spontanea: perché le persone vogliano guardare un film horror su qualcosa di così reale per loro in quel momento? Secondo Marc Malmdorf-Andersen, professore associato presso l’Università di Aarhus in Danimarca, i film dell’orrore hanno un potenziale di apprendimento per la gestione dell’incertezza. “Trascorrere del tempo in questi regni immaginari può essere quasi considerato un’opportunità per redigere il proprio libro di istruzioni per gli scenari peggiori”, afferma.

Per indagare sulla relazione tra divertimento e paura, Malmdorf-Andersen e i suoi colleghi del Recreational Fear Lab dell’Università di Aarhus hanno studiato un gruppo di persone che si sono recate in un’attrazione paurosa, una casa infestata. Lì, gli ospiti si iscrivevano volontariamente per essere terrorizzati da zombi che masticano cervelli, maniaci armati di motoseghe e assassini che mangiano bambini. I ricercatori hanno filmato gli ospiti, monitorato la loro frequenza cardiaca e chiesto loro come si sentivano in vari momenti dell’esperienza. I risultati hanno indicato che agli esseri umani non piace essere troppo lontani dal loro normale stato fisiologico, ma si divertono a stare un po’ fuori dalla loro zona di comfort. “I nostri risultati suggeriscono che potrebbe esserci un ‘punto debole‘ tra paura e divertimento”, afferma Malmdorf-Andersen. “Un punto giusto in cui il contesto non è troppo terrificante, ma nemmeno troppo addomesticato. Questo punto debole sembra essere il luogo in cui si massimizza il divertimento”, aggiunge. In quel punto, un‘ondata di paura seguita rapidamente da una di sollievo provoca il rilascio di sostanze chimiche che promuovono il benessere nel cervello – endorfine e dopamina – e che innescano una scarica di euforia. Tuttavia, è importante tenere bene in considerazione che non a tutti piace la stessa dose di paura. Il confine che separa il divertimento dal terrore è molto sottile. Troppa paura può portare ad angoscia e acuire i disturbi pre-esistenti. Quello che può essere un brivido per una persona, dunque, può essere davvero terrificante per un’altra. Ad Halloween meglio dosare bene gli spaventi e cedere qualche dolcetto per evitare qualche brutto scherzetto.

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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