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Dress code per studenti sì o no, perché non ricorrere alla “pedagogia del contratto”? Strategie e creatività

Dress code per studenti sì o no, perché non ricorrere alla “pedagogia del contratto”? Strategie e creatività

Ogni anno puntualmente si riaccende il dibattito sull’abbigliamento da indossare a scuola, sui limiti e tipi di abiti consentiti, ed ecco che nei vari istituti scolastici si rinnovano circolari di sensibilizzazione, scontri tra docenti e alunni e si torna a discutere su un argomento divisivo comi il dress code.

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Limitare l’uso nella scelta dei vestiti da indossare equivale ad una limitazione della libertà? E chi decide fino a che punto un abito può definirsi “succinto”, quindi idoneo, e quando no?

Sono tante le soluzioni possibili e che spesso vengono adottate dai dirigenti scolastici, da circolari di sensibilizzazione, allo stilare un elenco degli abiti non consentiti, fino ad arrivare all’ipotesi di introduzione di una divisa scolastica. Tutte soluzioni valide, con pro e contro, che però spesso portano a scontri e discussioni in ambito scolastico.

La pedagogia del contratto, una delle possibili soluzioni del problema

Siamo sicuri che i ragazzi abbiano bisogno di essere istruiti su come vestirsi a scuola? Eppure sanno scegliere quale abito indossare ad una festa tra amici, ad un’uscita serale o ad una cerimonia. Allora come valorizzare le loro scelte?

Una soluzione che mi sento di suggerire è l’introduzione della metodologia basata sulla pedagogia del contratto anche su questo tema. È una modalità che comporta un gravoso lavoro di preparazione, ma che potrebbe smorzare toni ed essere maggiormente interiorizzata dagli alunni. In pratica questa metodologia prevede una vera e propria fase di discussione contrattuale durante la quale si scambiano vedute sulle varie problematiche ipotizzando possibili soluzioni. Tra i vari elementi che caratterizzano la pedagogia del contratto due sono di particolare interesse e che differenziano questa modalità dalle altre, ovvero la compartecipazione dei diversi soggetti coinvolti nella negoziazione degli obiettivi e la reciprocità con cui tutte le parti si impegnano a rispettare i termini del contratto.

La pedagogia del contratto ha visto gli albori all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso quando Meirieu ha ripreso gli studi francesi sul miglioramento del clima di lavoro degli anni ’60 e ’70. Questo approccio pedagogico inizialmente è stato utilizzato come utile strumento per contrastare l’insuccesso scolastico.

Un nuovo approccio relazionale, educare alle regole in modo positivo

Nella pedagogia del contratto cambia il rapporto relazionale tra il docente ed i suoi alunni dove si verifica una maggiore interazione sociale. Per la pedagogista francese Przesmycki si tratta di “un accordo negoziato in occasione di un dialogo tra i partner che si riconoscono come tali, al fine di realizzare un obiettivo, sia esso cognitivo, metodologico o comportamentale”.

Con questa metodologia si arriva ad una visione dello studente innovativa in quanto assume la stessa rilevanza del docente, nella fase di proposta e scelta decisionale, oltre a ricoprire un ruolo attivo lungo tutto il processo. Lo scopo è quello di far acquisire ai discenti autocontrollo e misura, inoltre si incentiva ogni alunno a valorizzare le proprie capacità nell’argomentare idee e richieste da confrontare e discutere con il gruppo dei pari e con l’insegnante.

L’approccio negoziativo della pedagogia del contratto stimola gli alunni ad esprimersi, a calibrare le richieste su obiettivi concreti e realizzabili e li responsabilizza sul rispetto delle concessioni ottenute.

Fonte: orizzontescuola.it


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