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Coronavirus, Zara chiude 1200 negozi e scommette sull’ecommerce

Coronavirus, Zara chiude 1200 negozi e scommette sull’ecommerce

Dopo una perdita di 409 milioni di euro nel primo trimestre, ora il colosso spagnolo dell’abbigliamento investe un miliardo sugli store online. E Starbucks cancella 400 locali in Usa e Canada

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Zara chiuderà 1200 negozi in tutto il mondo, puntando a incrementare le vendite online. La spagnola Inditex, proprietaria dei marchi Zara, Bershka, Pull & Bear e Massimo Dutti assorbirà tra i 1000 e i 1200 negozi, principalmente i più piccoli: le chiusure saranno soprattutto in Asia e in Europa. Il totale passerà così dagli attuali 7412 a 6700 – 6900 dopo la riorganizzazione, che prevede anche l'apertura di 450 nuovi punti vendita.

La crisi


Inditex, uno dei maggiori produttori di abbigliamento al mondo, è stata duramente colpita dalla pandemia, con vendite in calo del 44% a 3,3 miliardi di euro tra il primo febbraio e il 30 aprile, primo trimestre dell'anno finanziario. La società ha registrato una perdita netta di 409 milioni di euro nel primo trimestre. A maggio il fatturato totale è diminuito del 51%, un dato nemmeno così negativo considerato il periodo di confinamento per la pandemia, che ha costretto l’azienda a chiudere il 90% dei suoi negozi nel mondo. Quasi un quarto dei negozi è rimasto serrato fino all'8 giugno, ma la crescita del canale online ha compensato in parte il crollo delle vendite. L’ecommerce è aumentato del 50% rispetto all'anno precedente nel corso del trimestre e del 95% rispetto all'aprile 2019.

Una strategia già prevista


Ma già nel 2019 il colosso spagnolo del retail aveva chiuso più negozi di quanti ne avesse aperti. Il dato, inizialmente negativo per un'azienda che fin dalla sua fondazione aveva puntato tutto sui negozi nei centri commerciali e nelle strade più accorsate, si presta ora a una seconda lettura: l'ecommerce era già diventato strategico per il futuro di Inditex. Che oggi annuncia investimenti per un miliardo di euro sull’ecommerce, con l'obiettivo di ricavare dalle vendite online il 25% del fatturato dell'azienda entro il 2022: qui lo scontro è soprattutto con concorrenti come H&M e Uniqlo.

Fonte: lastampa.it


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