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Come faremo shopping e come ci vestiremo nel 2030

Come faremo shopping e come ci vestiremo nel 2030

Abbigliamento senza stagioni e con date di scadenza, sostenibilità nella moda, avatar, abbonamenti e mercato etico

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Siamo pronti per la – ormai prossima – Quarta Rivoluzione del fashion? La parola chiave è sostenibilità. Se da una parte è vero che non c’è tempo da perdere ed è importante indirizzarsi verso una moda limpida e sostenibile, dall’altra è bene fare attenzione a non fare passi falsi. Per garantirci un buon futuro, le sperimentazioni e le ricerche di molti brand sono caute e graduali.

Un ottimo esempio sono i primi step di Falconeri nella produzione di cashmere sostenibile, frutto di studi complessi. Non parliamo di mero marketing green, tanto di moda ma spesso raffazzonato e pieno di contraddizioni. Falconeri, al contrario, sembra proprio fare sul serio. Online e nelle sue boutique è in vendita la prima coperta realizzata in cashmere rigenerato, prodotta lavorando indumenti dismessi raccolti in tutta Italia.

COME SARÀ LA MODA NEL 2030?
Esistono vari scenari possibili ritratti dai futurologi, ma alcune suggestioni sembrano comuni. Siamo nel 2030 e i cambiamenti climatici sono ormai realtà: non esiste più l’abbigliamento stagionale, né le passerelle, infatti le sfilate sono solo online e ogni giorno rilasciano nuove collezioni immediatamente acquistabili. Come? Ci si può abbonare a un brand, oppure si possono comprare i cartamodelli per produrli da sé con la stampante 3d domestica che chiunque possiede.

Gli abiti si smacchiano, deodorano e stirano da soli, eppure ne compriamo sempre di più e ci cambiamo ormai in media sei volte al giorno. I più ricchi del Pianeta hanno un avatar iperrealistico presso le grandi maison di moda e a chiamata ricevono servizi di sartoria e styling. Usciamo poco di casa, quindi a imperare è il casual. Siamo sempre online e questa mancanza di contatto fisico ci porta a possedere sempre più cose, a produrre sempre più rifiuti fashion.

Fonte: Vanity Fair


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